di Solange Manfredi – tratto da http://paolofranceschetti.blogspot.com/
Premessa
Nel corso di
questi anni ho scritto diversi articoli sottolineando alcune sentenze o
leggi che, a mio parere, presentavano diverse anomalie:
violazioni costituzionali nell'esercizio della politica monetaria;
attentato agli organi costituzionali;
La costituzione inesistente, abbiamo perso tutto;
Non riuscivo a
spiegarmi, allora, perché questi fatti non venissero segnalati,
commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la “pericolosità” di
quanto stava accadendo.
Oggi, probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante silenzio.
Quella che vi
sto per raccontare è la storia di un grande inganno, un inganno che
parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra mondiale.
E’ la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa governata da una oligarchia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione, è da tale anno che inizieremo a raccontare questa storia.
Maastricht
Il 29 gennaio
1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la
privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.
Passano pochi
giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992. In questa
data avvengono due fatti estremamente importanti per la realizzazione
del progetto:
viene varata la
legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore
della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di
variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il
Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo
Stato italiano il costo del denaro;
Giulio
Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri
Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli firmano il
Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo
di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è
un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali
dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta
unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo
fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi.
I cittadini
italiani non si rendono conto della gravità delle conseguenze che questi
atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne subiscono le conseguenze e
quando si domandano “perchè”, ogni volta viene loro proposto un capro
espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non riescano a capire
quanto sta avvenendo.
I potenti, nel
frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il 13 ottobre 1995,
il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pone il
segreto su:
“articolo 2)
atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione
italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica
monetaria…;
d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea;
e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea…
Articolo 3. a )
atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte,
programmi, elaborazioni e comunicazioni… sulla struttura e
sull’andamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.
Insomma, quanto
il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve
sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.
Il 1 gennaio
2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano come moneta
l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi economica si
acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini qualche capro
espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni
analisti, è stata pianificata da tempo.
Il 4 gennaio
2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca
d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di
partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di
emissione e di vigilanza, in palese violazione dell’articolo 3 del suo
statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della
partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti
pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di
voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche
private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito,
Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
Da quando la
Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto succedere tutto ciò?
La risposta è semplice: con la privatizzazione degli istituti di credito
voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui, l’ex governatore
della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge 82/1992, che dava
facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente il costo del
denaro.
In altri
termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta proprietà di
banche private che si decidevano da sole il costo del denaro sancendo
così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo Stato. A
questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini,
Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore
di Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di
risparmiatori.
Non è possibile
che il ministro Carli, ex governatore della Banca d’Italia, non si sia
accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i politici, ministri
del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12 anni, di questa
anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano
immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.
Il 26 settembre
2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05, condanna la Banca
d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a
titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del
reddito monetario.
Nella sentenza
viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo nel periodo
1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma pari a 5
miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta, perché la
perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza:
Per quanto concerne la Banca d’Italia:
come questa
sia, in realtà, un ente privato, strutturato come società per azioni, a
cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione
di carta moneta, senza controlli da parte dello Stato;
come, pur
avendo il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in
realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che dovrebbe
controllare;
come, dal 1992, un gruppo di banche private decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro.
Per quanto concerne la BCE:
come questa sia un soggetto privato con sede a Francoforte;
come, ex
articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad
ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione
Europea.
come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto sovranazionale ed extraterritoriale;
come, tra i
sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia, Danimarca ed
Inghilterra) che non hanno adottato come moneta l’euro, ma che, in virtù
delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi
dell’euro.
In altri
termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato dal popolo
ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, dal 1992
l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla Banca d’Italia
(di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto privato,
soprannazionale ed extraterritoriale).
Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della Costituzione:
L’articolo 1
che recita: “... La sovranità appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti il popolo aveva
delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di
politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo 11
della Costituzione che recita: “L’Italia … consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad
un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo”.
L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non già cessioni) della sovranità nazionale.
Inoltre, la
sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote
di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la
Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle
decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato
italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria
interna.
Ed ancora. Tale
limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli fini di assicurare
“la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini della BCE non sono
quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma quello di
stabilire una politica monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente
importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai
politici che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria
prima alla Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i
reati di cui agli articoli:
241 codice
penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio
dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero,
ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo”.
283 codice
penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione
dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti
dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione
non inferiore a dodici anni”.
I politici,
infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad un organismo
privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno allo Stato. Il
pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per questi
gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla
sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile
prima dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la
legge 24 febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale
in materia di reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli
241 (attentati contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello
Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289
(attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee
regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche
del Paese, che, diciamolo, con i reati di opinione hanno ben poco a che
vedere.
Cosa cambia con
questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato diventano
punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si attenta alla
Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si
commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto
concerne il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere
pubblico violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente
nulla. Certo, questa modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi
difesa, ma di questo pare nessuno se ne accorga.
Pochi mesi dopo
questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della Cassazione a
Sezioni Unite, che accoglie il ricorso di Banca d’Italia avverso la
succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge:
“... al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le
proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese
quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di
partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle
quali non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che
gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un
determinato contenuto”.
In altri
termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le sue
funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al cittadino.
Ma, come
abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese anche nel
caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità venga
svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta
un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione
dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no,
anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a
dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione
pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto.
La sovranità
monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio, anche se è stato
portato a termine un tassello importante del progetto, in fondo si sa, è
il denaro che governa il mondo.
Lisbona
I potenti,
sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e,
visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi
violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per
favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata
bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far
passare il testo, si deve agire in due modi:
evitare di far votare la popolazione;
rendere il testo illeggibile.
Il loro
progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per
evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al
cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile inserendo
migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno
confessato:
l’ex presidente
francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla
Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i
referendum”;
il parlamentare
europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente
consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse
stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di
farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”;
il nostro
Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile... Fosse
invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a
referendum”.
Nel 2007 tutto è
pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono a Lisbona per
firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea bocciata nel 2005 e
resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari Stati.
Il parlamento
italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del 2008,
approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo feriale.
Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del Trattato, ed i
media, ancora una volta, tacciono.
In realtà con
quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in materia
legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi (
Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai
cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo,
non avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora una
volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno
violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo 1
perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la funzione
sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’ come se una
persona avesse il compito di amministrare un immobile e lo vendesse
all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato
conferito.
Inoltre ha
violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto: “L’Italia… consente,
in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità”.
Lo Stato,
invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha ceduta non in
condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già non ha aderito
all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti
esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo
presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair.
La nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto
in ordine alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato
di Lisbona. Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a
partecipare ad azioni militari quando si tratti di lottare contro
“azioni terroristiche” in qualunque altra nazione. Il problema e che
nessuno ha definito cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi
deciderà chi è un terrorista e perchè? Persone come Tony Blair, in
passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione
di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra
all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché
qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la
parola “terrorista” o “azione terroristica”?
Si consideri
che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto terrorista” per
poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti
possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi
essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato
con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.
Ma il dato più
allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene reintrodotta la pena
di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo,
ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).
Leggendo
attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla
conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta
dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata
in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla
forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare
o per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta; per
reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione”
(articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di
estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una
protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio?
(l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori”
pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi
si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno
essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.
Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia
- con il cedere
illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana
dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
-
nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui
vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica,
monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che
nessuno conosce;
- ed, in
ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i
cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Così, quando i
cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita
viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti democraticamente,
quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti non
sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perchè basterà una sola
parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la
protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti
umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà
coperto con il segreto di Stato.
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